


Abecedario Yokai
Collana di illustrazioni in itinere sugli Yokai, spiriti e creature della mitologia Giapponese.
Trovate maggiori informazioni sul mondo degli Yokai nel nostro blog dedicato!
Questo abecedario realizzato in una tecnica mista manuale e AI ci avvicina alla storia di queste creature leggendarie, per imparare a conoscerle meglio e capire se quella strana creatura che abbiamo visto da piccoli al lago, era o meno un Kappa.

A come Akaname
Il suo nome, "akaname", significa letteralmente "leccatore di sporcizia" e deriva dalla combinazione di due parole giapponesi: "aka", che significa "sporco" o "impurità", e "name", che significa "leccare". Si dice che l'akaname abbia una lingua lunga e viscosa, perfetta per leccare via lo sporco che si accumula sulle superfici delle vasche da bagno, dei pavimenti o dei water trascurati.
L'akaname è spesso rappresentato come una figura piccola e deforme, simile a un essere umano, ma con tratti animaleschi: la pelle è umida e viscida, i suoi occhi sono sporgenti e la sua bocca è larga e saliva abbondante. La sua lingua, lunga e elastica, è la sua caratteristica più distintiva, e viene usata per "pulisce" ciò che gli esseri umani lasciano trascurato.
L'akaname non è generalmente pericoloso, non attacca o danneggia le persone, ma il suo comportamento è considerato fastidioso e disgustoso.
In tempi antichi, le persone raccontavano storie di come l'akaname fosse un segno di disprezzo per la propria casa e che il suo arrivo fosse un avvertimento a mantenere l'ambiente domestico pulito e ordinato. Ancora oggi, molti giapponesi, quando si trovano a pulire un bagno trascurato, scherzano dicendo di fare attenzione agli akaname, come se la creatura potesse davvero essere lì, pronta a leccare via ogni traccia di sporcizia lasciata troppo a lungo.
Anche se non è tra gli yokai più temuti, l'akaname rimane un simbolo del valore giapponese della pulizia e dell'ordine, e un richiamo alle piccole abitudini quotidiane che mantengono la casa in buone condizioni.

D come Dokuro
Il dokuro è uno degli yokai più inquietanti del folklore giapponese: si manifesta come un teschio umano fluttuante, talvolta accompagnato da altri crani che appaiono insieme come un piccolo gruppo di spiriti erranti. Tradizionalmente descritto come un teschio animato da un’anima inquieta, con orbite vuote che brillano di una luce spettrale o fiamme, tipiche delle apparizioni legate ai morti.
I dokuro sono spiriti instabili: spesso legati a luoghi di dolore o abbandono, compaiono in storie che parlano di insepolti, guerre o morti irrisolte. Pur essendo considerati presagi di sventura, raramente attaccano gli esseri umani; più spesso, compaiono per essere riconosciuti o placati.
Si racconta infatti che un dokuro possa calmarsi se gli si dedica una preghiera o un’offerta, come se cercasse pace piuttosto che fare del male.
Ancora oggi, in alcune zone rurali, persistono racconti di “teschi luminosi” visti vicino a cimiteri o vecchie strade.

F come Futakuchi Onna
La Futakuchi Onna è uno degli yokai più inquietanti del folklore giapponese.
Il suo nome significa "donna con due bocche", si tratta di una creatura dall'aspetto umano, ma con una caratteristica spaventosa: oltre alla bocca normale, ne possiede una seconda sulla nuca, nascosta tra i capelli.
Questa bocca supplementare non è solo inquietante, ma anche insaziabile, si dice che sussurri alla donna ordini per essere nutrita.
Le leggende sulla nascita di una Futakuchi Onna variano. Una delle storie più diffuse racconta che una donna, avara e crudele, trascurasse di nutrire il figliastro o un bambino affamato. Per punizione, sviluppò questa seconda bocca, che iniziò a tormentarla con richieste incessanti di cibo, arrivando persino a muovere autonomamente i capelli come tentacoli per afferrare il cibo quando non veniva soddisfatta. Un'altra versione narra di donne maledette per aver represso la loro fame, fino a che questa non si manifestò sotto forma della bocca aggiuntiva.
Oggi, la Futakuchi Onna rimane una delle figure più iconiche della mitologia giapponese, spesso rappresentata in racconti, illustrazioni e film horror.

K come Kappa
Il kappa è una delle creature più conosciute del folklore giapponese, uno yokai, cioè uno spirito o demone, che abita nelle acque di fiumi, laghi e stagni. Tradizionalmente, il kappa è descritto come una figura umanoide con tratti simili a quelli di una tartaruga, un becco come quello di un uccello e un guscio sulla schiena. Un tratto distintivo è una cavità sulla sommità della testa, chiamata sara (piatto), che contiene acqua. Questa cavità è la fonte della sua forza: se il kappa perde l'acqua dalla testa, diventa debole o addirittura immobile, il che offre un modo per sfuggirgli.
I kappa sono creature ambigue: sebbene siano spesso dispettosi o pericolosi, con storie che li vedono trascinare umani o animali nell'acqua per annegare, possono anche essere benigni o addirittura amichevoli.
Nella tradizione, infatti, si racconta che i kappa possano stringere patti con gli esseri umani, ad esempio aiutandoli nelle coltivazioni o persino a diventare esperti di medicina (si dice che abbiano insegnato agli uomini alcune pratiche mediche, come il salvataggio di annegati). I kappa hanno una debolezza per il sumo (la lotta giapponese) e amano fare a gara con gli esseri umani, il che li rende vulnerabili: se sfidati, spesso accettano l'invito, e quando vengono salutati con un inchino, rispondono con un altro inchino, facendo così cadere l'acqua dal sara e perdendo temporaneamente il loro potere.
Ancora oggi, nei pressi di corsi d'acqua, si trovano cartelli con immagini di kappa come avvertimento per i bambini, ricordando loro di fare attenzione vicino alle acque profonde.

O come Ōgama
L’Ōgama, o “grande rana”, è uno yokai del folklore giapponese che abita nelle zone più umide e silenziose dei templi abbandonati o ai margini delle risaie immerse nella nebbia. Si dice che in origine fosse una semplice rana vissuta per secoli, fino a trasformarsi in uno spirito dotato di saggezza e poteri magici. L’ōgama è descritto come una rana gigantesca, grande quanto un uomo, con occhi antichi e lucenti come l’ambra, e una pelle coperta di muschio.
Il suo respiro riecheggia come un canto sommesso che fa increspare la superficie dell’acqua anche nelle notti più quiete.
A differenza di alcuni yokai, l’ōgama non è maligno, ma profondamente enigmatico. È considerato un guardiano delle acque e un messaggero degli dei della pioggia: appare nei periodi di siccità o quando un equilibrio naturale viene spezzato.
Alcune leggende raccontano che, se trattato con rispetto, possa esaudire un desiderio o concedere abbondanza ai campi; ma chi lo deride o contamina le acque in cui vive rischia di essere attirato in uno stagno senza fondo, scomparendo per sempre.
Nelle campagne giapponesi, i contadini lasciano ancora offerte di riso e sake vicino agli stagni durante le notti di pioggia, sussurrando brevi preghiere. Non per paura, ma per gratitudine: perché dicono che, quando la nebbia si solleva e il frinire delle rane si fa più intenso, l’ōgama sta vegliando su di loro.

T come Tanuki
Il tanuki è una delle creature più note e ambigue del folklore giapponese, uno yokai associato al travestimento, alla fortuna e all’inganno bonario.
Tradizionalmente, il tanuki è descritto come un procione-canide capace di assumere forma umana o di creare illusioni. Ha un aspetto rotondo e allegro, con un grande ventre che ama tamburellare e una borsa di pelle molto elastica, entrambi simboli di prosperità e abbondanza.
I tanuki sono spiriti giocosi e imprevedibili: spesso protagonisti di storie in cui ingannano gli esseri umani con trasformazioni e scherzi, come far apparire oggetti inesistenti o travestirsi da monaci, viandanti o addirittura statue di pietra.
Nonostante la loro natura ingannevole, sono raramente considerati esseri malvagi; nelle leggende, il loro scopo è quasi sempre divertirsi o mettere alla prova l’ingegno umano, più che nuocere davvero.
In molte rappresentazioni portano con sé oggetti che simboleggiano buona sorte, come una bottiglia di sake o un cappello di paglia per proteggersi dagli imprevisti.
Ancora oggi, figure di tanuki sorridenti si trovano davanti a negozi e locande, come portafortuna che inneggia alla prosperità e abbondanza dell'attività commerciale o della casa che proteggono.
