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Esplorando il MUSA di Napoli

Immagine del redattore: Diletta De SantisDiletta De Santis

Aggiornamento: 6 dic 2023

Piccolo avvertimento:

Le immagini che seguiranno in questo articolo e gli argomenti trattati potrebbero urtare la vostra sensibilità. Se siete particolarmente sensibili a modelli osteologici, anatomici e preparati in formalina, vi consiglio di non proseguire nella lettura.

Se siete degli amanti dell'arte, della scienza e della straordinarietà, il MUSA (Museo Universitario delle Scienze e delle Arti) di Napoli è il posto perfetto per voi. Questo luogo affascinante si trova nel cuore di Napoli ed è un vero e proprio tesoro nascosto, essendo all'interno dell'Ateneo è a fruizione gratuita, con prenotazione del proprio slot per la visita direttamente dal loro sito web: https://www.musa.unicampania.it/prenotazioni/ . Il museo raccoglie singolari collezioni di preparati anatomici che, per l’elevato numero, la varietà delle tecniche usate e le modalità di conservazione, costituiscono un patrimonio di ineguagliabile valore storico, scientifico e didattico di una delle facoltà mediche più antiche del mondo. Gli oggetti in esposizione derivano sia dalle antiche collezioni degli ospedali storici napoletani che da quelle delle Wunderkammer dei naturalisti del cinquecento e del seicento. Molto interessante la collezione di Bezoari e varie calcificazioni. Fan di Harry Potter si, proprio quei Bezoar, anche nella nostra storia -babbana- furono ritenuti di volta in volta amuleti o capaci di guarire alcune malattie, dalla infertilità alle vertigini, o potenti antidoti contro alcuni veleni.

Si riteneva addirittura che il bere da un recipiente che avesse contenuto un bezoario potesse impedire a eventuali veleni versati nel liquido di avere effetto. Ma non si trovano solamente nella pancia delle capre, possono essere in ogni ruminante e alcune tipologie di calcificazione, anche nell'uomo.


La vastissima collezione spazia da preparati anatomici in formalina, a modelli osteologici ed innumerevoli composizione didattiche che ci raccontano patologie debellate, come siamo fatti sotto la pelle, strumentazioni d’epoca quali strumenti anatomici, microtomi, microscopi, bilance, etc... che consentono di documentare l’evoluzione e i risultati raggiunti dalla medicina nelle diverse epoche.

C'è un chiaro focus sulla storia, la volontà di ricostruire le origini e lo sviluppo degli studi anatomici che hanno accompagnato l'evoluzione dell'uomo nel tempo. Non è raro trovare studenti intenti nel disegnare i preparati ed esercitarsi nella loro conoscenza dell'anatomia.

Tra le collezioni presenti resta degna di nota quella dei Crani della Vicaria, quattro teschi di malavitosi giustiziati nel 1800, come indica il nome, nel tribunale della Vicaria. I personaggi sono Giuditta Guastamacchia, il chirurgo Pietro de Sandoli, il padre di lei, Nicola ed un sicario Michele Sorbo assoldato per uccidere il marito di Giuditta. Sui crani sono ancora visibili i segni degli studi di Frenologia.

Per chi non lo sapesse, era una dottrina pseudoscientifica dell'Ottocento, (ampiamente smentita) secondo cui le tendenze psichiche dipenderebbero da determinate zone del cervello e dalle particolarità anatomiche del cranio degli individui. A Torino c'è un intero museo dedicato a Cesare Lombroso, su cui farò uno dei prossimi blog, fondatore della antropologia criminale basata in gran parte sugli antichi studi di Frenologia.


Del Museo sono famose le cere anatomiche, le pietrificazioni, i trofei indio, le collezioni di scheletrologia e le "mostruosità" fetali. Una delle mie sezioni preferite è quella delle ceroplastiche, gli elaborati in esposizione sono opera

di diversi modellatori vissuti tra la fine del Settecento fino ai primi anni della seconda metà dell’Ottocento. Non conosciamo la maggioranza degli artisti che crearono queste opere, solo di tre di loro abbiamo qualche informazione - Giuseppe e Gennaro Ferrini, Francesco Saverio Citarelli e Giuseppe Sorrentino, creatore dell’ultima opera nella sezione. Un'incredibile rappresentazione in cera del bimbo con un gemello parassita a livello del torace che descrive una "mostruosità" nata all’epoca nel vicino ospedale degli Incurabili, che “…attirò l’attenzione di tutta la classe sanitaria degl’incurabili ed anche di moltissimi altri, che vennero per curiosare ed imparare” Per tornare a Gennaro Ferrini, una delle opere che più salta all'occhio sono le teste di due camorristi che mostrano tutte le possibili lesioni da armi da taglio e da oggetti contundenti, rilevabili all’esame necroscopico. Le cere sono riprodotte utilizzando come base veri crani ossei.



Altra sezione molto interessante è quella sulle tsantsas, trofei degli Shuar, (comunemente noti come Jivaros, termine dispregiativo che alludeva alla "barbarie" delle loro usanze). Un popolo cacciatore di teste abitanti le rive del Rio delle Amazzoni in Ecuador, nelle regioni ad oriente della cordigliera delle Ande. Il popolo Shuar si definisce come protettore della natura ed incredibilmente, è riuscito a resistere al dominio dell'impero Inca e anche a quello degli spagnoli. Tutt'oggi resistono portando avanti la loro cultura, si trovano a lottare per il proprio territorio e le proprie credenze contro l'occidentalizzazione e l'espansione delle multinazionali. (La loro storia, il loro sistema di credenze, medicina e società è talmente interessante che merita un blog a parte, quindi ve ne parlerò ancora!)


Qui sotto una collezione di calchi vascolari che hanno attirato la mia attenzione subito dopo l'ingresso, i dettagli finissimi ricordano le macchine anatomiche della Cappella di San Severo, altro luogo di Napoli incredibile.

La tecnica di iniettare sostanze nei vasi sanguigni, che riproducessero l’albero vascolare, risale ad epoche remote e indefinite, e non si è mai interrotta. Questi esemplari risalgono agli anni 1939-1940, e sono calchi per corrosione, ottenuti con iniezioni di neoprene-latex, dell’albero vascolare di organi quali, cuore, rene, polmone e fegato


Di sezioni davvero interessanti è pieno il museo, quindi vi lascio liberi di esplorarlo e meravigliarvi delle altre zone che non ho trattato.

Vi consiglio inoltre di scarica l'app gratuita che vi guiderà nel percorso del museale spiegandovi ogni sezione con cura.

Spero non sia stato un viaggio troppo macabro, superata la barriera di quello che è comunemente ritenuto osceno dalla nostra società c'è davvero tanto di cui meravigliarsi!

Quindi forza e coraggio, se siete dalle parti di Napoli, non perdete questa tappa incredibile.





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